UN PENTITO ANNUNCIA “IL TRITOLO” PER IL PM DELLA TRATTATIVA, SILENZI E VELENI IN PROCURA E AI PIANI ALTI DI PALERMO. LUI AI 2.000 IN PIAZZA: “NON VI ADEGUATE”.
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UN PENTITO ANNUNCIA “IL TRITOLO” PER IL PM DELLA TRATTATIVA, SILENZI E VELENI IN PROCURA E AI PIANI ALTI DI PALERMO. LUI AI 2.000 IN PIAZZA: “NON VI ADEGUATE”.
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Quinto Stato. «Metropolitano», «di genere», «migrante», «online», «per la cultura e la scuola». Da Milano a Napoli, da Roma a Torino, passando per Pisa, Bologna e Venezia cortei, blocchi e sit-in: venticinque città contro il Jobs ActL’ambizione dello sciopero sociale, organizzato oggi in venticinque città dai sindacati di base (Cobas, Usb Cub e Adl Cobas), dai centri sociali, dagli studenti (Rete della Conoscenza) e da associazioni del lavoro precario o a partita Iva è rappresentare tutte le sfumature della sotto-occupazione, dei sotto-salari, del lavoro povero, volontario e servile esistenti in Italia. Secondo i promotori, questa condizione verrà drasticamente peggiorata dal Jobs Act in discussione in parlamento, con l’abolizione dell’articolo 18 per i neo-assunti e l’introduzione del «contratto a tutele crescenti» che sospende i diritti dei lavoratori per un lungo periodo a discrezione dell’impresa.La piattaforma richiede l’abolizione dei 46 contratti precari della legge 30; la creazione di un salario minimo europeo da 10 euro e un reddito di base universale finanziabile con la…
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Lui pensa che l’arte della politica si riduca a un battibecco su twitter, un trucco da saltimbanco, un gioco di specchi deformanti.
Se non si trova il modo di fermarlo, il mentecatto svenderà le nostre vite e ci ridurrà a servi del mercato.
«Perché se non lo capiamo noi, ce lo spiega Bruxelles!»…
Solo un cretino totalmente incapace e innamorato di se stesso avrebbe avuto il coraggio di spiegare così il motivo per cui attacca ferocemente i diritti dei lavoratori. Se quello che ha detto è vero – e come si fa a dubitarne? – il demente ha pubblicamente riconosciuto di non contare nulla, ha ammesso che l’articolo 18 lui lo cancella per vendere i lavoratori ai padroni come gli hanno ordinato di fare. Stasera sappiamo che in giro c’è un deficiente con un enorme potere; un ebete che pubblicamente dichiara la sua impotenza politica e la sua totale subordinazione al capitale finanziario; un gradasso che, dopo aver minacciato sfracelli e rivoluzioni – «l’Europa la cambio io!» – non si rende nemmeno conto di aver fatto pubblicamente il notaio del suo fallimento politico. Chiunque sentirebbe il bisogno di andarsene a casa…
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#Riforme #Zagrebesky #Finanza
Pubblichiamo l’interessante intervista a Zagrebesky pubblicata su Il Fatto quotidiano in cui il presidente emerito della Corte costituzionale che illustra bene il progetto autoritario portato avanti da Renzi. Come abbiamo già scritto siamo di fronte a un progetto autoritario che mira all’azzeramento delle minoranze e alla costruzione di un parlamento in cui prevalgono le forze allineate sulle politiche capitaliste e liberiste al fine di continuare a imporre senza intoppi le politiche dell’austerità. (vedi Respingiamo le controriforme istituzionali…). Indubbiamente noi non coltiviamo la stessa adorazione della Costituzione del 48, pensiamo a forme superiori di democrazia consiliare e di autogestione diretta della società, espressione del potere e degli interessi della classe lavoratrice. Le riforme in atto, tuttavia, vanno in tutt’altra direzione: devono esser fatte per assicurare gli interessi del padronato in questa nuova fase storica in cui come si coglie a tratti nell’intervista a Zagrebelsky. Per queste ragioni pensiamo che sia necessario…
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Ogni riforma che abbia come effetto meno garanzie e meno diritti per i lavoratori, oltre che tagli al welfare, è un passo indietro non solo per il nostro paese ma per tutta la nostra civiltà.
Il giurista Carlo Federico Grosso.
La frase è questa: “Fare non significa fare bene”. Carlo Federico Grosso – avvocato, professore emerito di Diritto penale all’Università di Torino – ha più di una perplessità sul pasticcio agostano delle riforme. E sulla fretta, notoriamente cattiva consigliera, che ha portato il Parlamento ad approvare “alla cieca” il nuovo “Senato regionale”. Professore, perché ha firmato l’appello del Fatto? Penso che una riforma costituzionale in direzione monocamerale possa condurre a un’utile semplificazione dell’attività di produzione legislativa. Essa dovrebbe tuttavia inserirsi in una cornice razionale d’interventi coordinati, in grado di assicurare la dialettica tra le forze politiche ed evitare il rischio di uno ‘strapotere’ della maggioranza. Il nuovo sistema è stato approvato in prima lettura dal Senato senza, addirittura, neppure conoscere quale sarà, esattamente, il sistema elettorale per la Camera.
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Rispettate la Costituzione su cui avete giurato